Così ti scrivo

Memorie di un dialogo

Fabrizio Bozzini, Paola Cingolani

Così ti scrivo - Memorie di un dialogo

Un uomo ed una donna adulti, determinati e compiuti, decidono di indietreggiare nel tempo, dando spazio al loro aspetto di amici particolarmente sognatori e un po’ fuori dagli schemi classici della comunicazione attuale.

Non usano pseudonimi, né inventano personaggi, solo cominciano a scriversi di tutto avviando uno scambio epistolare, immediato e trasparente, che sistematicamente raccolgono e puntano a editare. Sentono l’esigenza di lasciare una traccia, un consiglio alle loro rispettive figlie e ai loro amici: l’affetto fraterno è prezioso e un’affinità elettiva tanto bella non la si può circoscrivere in alcun Tweet.

Lei lancia l’idea, una cosa che aveva dentro da 16 anni almeno, lui la coglie al volo. Inizia la loro introspezione, così, con la scelta di una parola che sia misura e non si lasci scadere nella volgarità accidiosa tipica della pletora.

Paola scrive dalla sua cittadina rivierasca, con la sua alta marea e col peso dei suoi scogli. Fabrizio risponde dalla sua città, con il picco dei suoi pensieri simile alle vette e alle alte quote dei suoi monti. Fuggono – entrambi – dai rapporti sostanzialmente basati sulle offese gratuite, dalle varie realtà parallele che ognuno si crea per puro spirito di sopravvivenza; cercano “qui” e “ora” di scambiarsi domande, risposte, dubbi con grande rispetto e moltissima fiducia.

Percorsi paralleli che vanno a sovrapporsi: Fabrizio avanza dalla sua nebbia, Paola si discosta dall’incomprensibile ma, com’è loro abitudine quando si sentono e sorridono, evitano quelle sentenze emesse con toni sprezzanti da chi si auto-conferisce titoli sentendo di essersi tramutato in un insostituibile maestro di vita.

“Così ti scrivo” è l’istantanea di due persone e dei loro mostri interiori, delle loro sensibilità e dei loro timori esposti senza la pretesa di voler sembrare né invincibili, né supereroi.

Un uomo ed una donna adulti, determinati e compiuti, decidono di indietreggiare nel tempo, dando spazio al loro aspetto di amici particolarmente sognatori e un po’ fuori dagli schemi classici della comunicazione attuale. Non usano pseudonimi, né inventano personaggi, solo cominciano a scriversi di tutto avviando uno scambio epistolare, immediato e trasparente, che sistematicamente raccolgono e puntano a editare. Sentono l’esigenza di lasciare una traccia, un consiglio alle loro rispettive figlie e ai loro amici: l’affetto fraterno è prezioso e un’affinità elettiva tanto bella non la si può circoscrivere in alcun Tweet. Lei lancia l’idea, una cosa che aveva dentro da 16 anni almeno, lui la coglie al volo. Inizia la loro introspezione, così, con la scelta di una parola che sia misura e non si lasci scadere nella volgarità accidiosa tipica della pletora. Paola scrive dalla sua cittadina rivierasca, con la sua alta marea e col peso dei suoi scogli. Fabrizio risponde dalla sua città, con il picco dei suoi pensieri simile alle vette e alle alte quote dei suoi monti. Fuggono – entrambi – dai rapporti sostanzialmente basati sulle offese gratuite, dalle varie realtà parallele che ognuno si crea per puro spirito di sopravvivenza; cercano “qui” e “ora” di scambiarsi domande, risposte, dubbi con grande rispetto e moltissima fiducia. Percorsi paralleli che vanno a sovrapporsi: Fabrizio avanza dalla sua nebbia, Paola si discosta dall’incomprensibile ma, com’è loro abitudine quando si sentono e sorridono, evitano quelle sentenze emesse con toni sprezzanti da chi si auto-conferisce titoli sentendo di essersi tramutato in un insostituibile maestro di vita. “Così ti scrivo” è l’istantanea di due persone e dei loro mostri interiori, delle loro sensibilità e dei loro timori esposti senza la pretesa di voler sembrare né invincibili, né supereroi.

La follia, quella sana, non curatela. Alimentatela.

© Fabrizio Bozzini, Novembre 2014